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La storia della festa di S. Giorgio ha origini molto antiche nella città di Ragusa. Innanzi tutto bisogna fare un passo indietro di poco più di 300 anni: dovete sapere che prima del 1693, anno di un tremendo terremoto che sconvolse l'intera Sicilia orientale, la città di Ragusa era composta solamente del quartiere barocco di Ibla mentre tutta la restante parte che chiamiamo "Ragusa Superiore" non esisteva. A quei tempi il patrono era S. Giorgio e la chiesa a lui dedicata si trovava presso i Giardini Iblei, dove ancora oggi possiamo ammirare il famoso "portale" della vecchia chiesa. Invece la chiesa di S. Giovanni si trovava dove ora si trova la chiesa di S. Agnese. Vi domanderete: "Perchè stato citato anche la chiesa di S. Giovanni?"
Il fatto è che da sempre ci sono state "lotte" e dissapori tra i "sangiovannari" e i "sangiorgiari" e tutto ciò ha contribuito, e lo fa tutt'oggi, a infiammare certe questioni che riguardano la protezione della città. Inoltre come se non bastasse, dopo il terremoto del 1693, quando cominciarono i lavori di ricostruzione, un gruppo di fedeli devoti a S. Giovanni decise di dar vita a una nuova città costruita in una posizione più alta rispetto al quartiere storico (da qui forse proviene il nome di Ragusa Superiore).
L'idea era di costruire questa nuova città e darle un "nuovo" patrono, cioè S. Giovanni. Quando nel 1695 viene concessa l'autonomia amministrativa alla "nuova" città, il territorio di Ragusa nuova, risultò comprendere oltre che l'abitato sul Patro, anche il territorio delimitato dalla vecchia parrocchia di S. Giovanni Battista nella Ragusa Antica, il cui centro è Piazza degli Archi. Nasce così un conflitto tra il quartiere nuovo e quello vecchio della nuova Ragusa, i cui dirigenti tentavano con ogni mezzo di convincere tutti a ricostruire sul Patro. Questo conflitto fu soprattutto legato al fatto che la commissione edilizia di Ragusa nuova che aveva sotto controllo sia la edificazione dei nuovi edifici, sia la ricostruzione di quelli già esistenti, negava la licenza di ricostruire o di riparare le proprie case ai tanti sangiovannari che avevano deciso di rimanere a Ragusa antica.
Quindi in quel periodo le lotte non furono tra S. Giorgiari e S. Giovannari bensì tra S. Giovannari stessi perchè gli abitanti del perimetro antico della parrocchia di S. Giovanni che volevano rimanere a Ragusa Antica venivano, con la violenza obbligati a trasferirsi dai dirigenti di Ragusa nuova. Tutto ciò portò a convincere dopo alterne vicende, il governatore della contea Nigri ad emettere il decreto di riunione delle due città che porta la data del 10 Marzo 1703. Parallelamente S. Giorgio ritornò ad essere la Chiesa Madre dell'unica città e S. Giorgio il solo unico Patrono.
Nel 1729 il concordato tra le parrocchie di S. Giorgio e S. Giovanni, stabilì in maniera più equa i nuovi confini tra le parrocchie, così la parrocchia di S. Giovanni Battista perde i quartieri posti nel vecchio abitato che le erano rimasti con la prima divisione comprendendo ora solo il nuovo quartiere del Patro, quello di S. Veneranda e di S. Maria delle Scale, mentre passano a S. Giorgio i quartieri del Raffo, della Pirrera, della Mocarda, S. Rocco, S. Paolo e il quartiere degli archi.
Passarono gli anni e il quartiere Superiore conobbe un notevole sviluppo, molti abitanti di Ragusa Antica si trasferirono nel nuovo quartiere, tant'è che nel 1865, data della seconda divisione amministrativa, esso contava un numero di abitanti superiore a quello di Ragusa (antica).
Questa volta la divisione amministrativa fu chiesta dai cittadini di Ragusa "Iusu", per intenderci, in quanto con la rivoluzione del 1860, la legge elettorale comunale e provinciale applicata agli ex Stati Italiani, consentì all'elite politica del quartiere superiore di avere la totalità dei componenti il 1° consiglio comunale di Ragusa a seguito delle elezioni tenutesi nel Gennaio 1861.
Ciò spinse, i cittadini di Ragusa Antica a presentare una petizione finalizzata al riconoscimento della divisione amministrativa la quale fu riconosciuta nel Dicembre 1865.
Purtroppo però, quello che doveva essere un vantaggio per Ragusa Antica, si dimostrò subito un doppio svantaggio perché oltre a perdere i due terzi dell'immenso territorio che aveva, perse anche il nome, un nome che aveva tenuto per circa 1400 anni fin dall'epoca dei bizantini.
Ragusa superiore assumeva, grazie alla forza dei numeri e al potere politico, il nome di Ragusa, lasciando imposto alla Madre Patria quello di Ragusa Inferiore. Il comune di Ragusa Inferiore fin dal 1866 sollevò la questione della denominazione per pretese ragioni storiche. Ma non ci fu niente da fare a causa delle già citate mutazioni politiche. Alla seconda separazione amministrativa avvenuta nel 1865 non corrispose però una divisione ecclesiastica: la chiesa di S. Giorgio continuò ad essere la Chiesa Madre della città e S. Giorgio il Patrono dell'intera Ragusa nonostante essa era divisa in due dal punto di vista civile.
Nel 1896, a trent'anni dalla seconda divisione della città, S. Giovanni fu proclamato Patrono particolare di Ragusa Superiore. Fu quello il momento in cui le due città divise ebbero due Patroni diversi, fino ad allora infatti, era stato solo San Giorgio. Due mesi dopo l'emanazione di tale decreto, i cittadini di Ragusa Superiore regalarono a S. Giorgio la lancia d'argento, dice il documento: "Al loro Celeste Patrono".
La popolazione di Ragusa Inferiore regalò a S. Giovanni lo stemma di S. Giorgio (la croce arcuata) in uno scudo d'argento, tuttora visibile al collo dell'agnello che la statua di S. Giovanni porta in braccio.
Prima di arrivare alla riunificazione del 1926 c'è ancora un altro passaggio da ricordare: il nome di Ragusa Inferiore venne cambiato nel 1922 in Ragusa Ibla, primitivo nome di Ragusa, per iniziativa di alcuni cittadini iblei che nel 1918 intrapresero questa campagna perché il nome Inferiore "suonava male".
Nel 1926 ci fu la riunificazione dei due Comuni divisi, le due Ragusa ritornarono ad essere l'unica Ragusa e invece di ritornare allo status quo precedente la divisione, S. Giorgio Patrono dell'unica città, giustamente, salomonicamente e anche per amor di pace, l'unica città ebbe due Santi Comuni Patroni, S. Giorgio e S. Giovanni. Successivamente la stessa maggioranza politica che riuscì a cambiare il simbolo della città di Ragusa togliendo la croce di S. Giorgio al primo gonfalone della città, riuscì a ottenere la festività civile per San Giovanni lasciando il Patrono S. Giorgio senza festività civile.
E ancora oggi, purtroppo assistiamo a qualche sparuta, misera povertà campanilistica che qualche nostalgico, piccolo "storico" sostiene in maniera subdola nel tentativo di nascondere, confondere e dire che San Giorgio non è il Patrono di Ragusa. A questo tentativo che tende a falsare e a rinnegare la vera storia di Ragusa, risponde non solo l'enorme documentazione archivistica relativa a secoli di storia della città ma anche l'emblematica e profetica espressione di Mons. Angelo Rizzo quando nel bollettino ecclesiastico n° 2 del 1997, nel ricordare le celebrazioni in occasione del 70° anniversario della riunificazione della città e dell'istituzione della provincia dice: " %u2026il taglio delle celebrazioni ecclesiali ha avuto come scopo l'accrescimento e il consolidamento del clima di comunione che deve regnare nell'unica città attraverso l'esempio e l'intercessione dei due Comuni Santi Patroni."
Fatta questa premessa, ritorniamo a parlare della storia della festa di S. Giorgio.
Sul calendario romano la festa del santo ricade il 23 aprile, ma i festeggiamenti si svolgono sempre l'ultima domenica di maggio oppure anche agli inizi di giugno (come negli ultimi due anni).
Se da un lato la festa di S. Giovanni è più raccolta e più religiosa, la festa del cavaliere Giorgio è sicuramente più ricca di tradizione popolare e folklore, è la festa dei fuochi pirotecnici, della ballata del santo, degli spettacoli musicali e anche del cosiddetto "martiriu".
Inoltre nella festa antica erano presenti due manifestazioni che oggi non sono presenti molto spesso: ilvolo della mongolfiera e la processione figurata: una mongolfiera con la caratteristica croce ricurva del Santo si innalzava dal colle dove ora c'è l'ex distretto militare, e la processione che tutti noi conosciamo era preceduta dalla "figurata", cioè dove i vari personaggi in costume rappresentavano simboli religiosi e cittadini, per poi lasciare lo spazio ai carri che rappresentavano le scene del martirio di San Giorgio, scene che raccontano visivamente e simbolicamente la storia della vita cristiana del santo.
Questo tipo di festeggiamenti è stato rievocato recentemente in due occasioni, nel 1991 e nel 2003. Nel '91in particolare il tutto fu ricostruito in maniera assolutamente identica e conforme all'antica tradizione (dalla mongolfiera, ai carri davvero enormi, fino al carro trionfale finale che era molto alto, oltre ad una rappresentazione teatrale in piazza sulla vita di Giorgio) mentre nel 2003 fu rappresentata solo la sfilata dei carri e dei personaggi in costume, in maniera molto più semplificata.
Come già detto in precedenza, la festa avviene nell'ultima domenica di maggio o agli inizi di giugno e abbraccia 3 giorni: venerdì, sabato e domenica.
Il venerdì San Giorgio e l'Arca Santa escono dal Duomo per raggiungere la Chiesa del Purgatorio, situata nella zona della Piazza Repubblica, sita all'ingresso di Ibla.
Arrivati all'interno della chiesa, dopo un momento di preghiera, la processione riparte solo con il simulacro di S. Giorgio, mentre l'arca santa rimane in chiesa.
Per concludere il venerdì, il santo patrono viene invece collocato all'interno della chiesa di S. Tommaso, vicino ai giardini iblei.
Il sabato invece la processione riparte da S. Tommaso con il simulacro e prosegue fino al Purgatorio dove viene prelevata l'arca santa, cosi da poter ritornare insieme al Duomo.
La domenica, tutta la città vive intorno al suo patrono.
Si inizia la mattina, con le prime Sante Messe, i giri della banda per le vie di Ibla, i fuochi di mezzogiorno e altri momenti ricreativi.
Il pomeriggio cresce l'attesa per "l'uscita", preceduta spesso dalle esibizioni di due bande comunali e a volte anche di alcuni gruppi di sbandieratori. Inoltre solo in questo pomeriggio, che precede l'uscita solenne del Santo, è possibile vedere il vero portone principale della Chiesa di S. Giorgio.
Si tratta di un'opera eccezionale: il portone costruito interamente in legno, è composto da tantissimi bassorilievi dedicati proprio alla storia del santo patrono.
Data la delicatezza di quest'opera, essa viene conservata all'interno del portone verde scuro che vediamo normalmente quando ci troviamo a passare davanti alla chiesa.
La sera viene celebrata la messa solenne che precede la processione principale, solenne, accompagnata dalle confraternite con i vari stendardi e i gonfaloni di Comune e Provincia.
Una processione accolta da migliaia di persone che riempiono la piazza, dal lancio di palloncini e carte colorate, da tantissimi botti e giochi pirotecnici
La processione parte solo dopo che è avvenuta la cosi detta "ballata" la quale viene fatta durare più del solito per giustificare la solennità del giorno.
Arrivati a Largo Camerina il simulacro viene posto sul carro e assieme all'arca si muove per le vie di Ibla.
La processione si ferma alla chiesa del Purgatorio dove vengono celebrati i Vespri Solenni.
Poi si riprende a camminare lungo le strade iblee.
Ai Giardini Iblei i portatori si caricano sulle spalle il Patrono lasciando il carro, e portandolo a braccia, proseguono verso Piazza Duomo dove prime di averlo sistemato al centro della piazza per i botti finali, lo faranno ballare come tradizione, anche issandolo in alto a braccia tese, urlando continuamente "tutti Truonu!" che sta a significare che è lui il Patrono della città.
E' il momento di assistere ai botti finali, quelli che chiudono i festeggiamenti, che da qualche anno a questa parte fanno assistere a uno spettacolo entusiasmante, grazie anche all'utilizzo dei fuochi piro-musicali.
Dopodiché è il momento di riaccompagnare San Giorgio e l'Arca santa dentro il Duomo, ricaricandoli ancora una volta sulle spalle e facendosi aiutare da una lunga "catena" umana che facilita la salita per le scale.
Fonte: http://www.sangiorgi...Inserito da Alfredo Petralia   
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