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Museale, Storico

San Giorgio è da sempre uno dei santi cui fa riferimento la devozione dei ragusani ed è anche il santo che individua la città antica e specialmente quella rinascimentale e barocca. A partire dalla sua prima chiesa a noi nota, che le fonti più antiche collocano nel quartiere delle chiese quattro cinquecentesche ubicate presso gli attuali giardini iblei, con la ricostruzione che segue il terremoto del 1693, diventa anche il faro intorno al quale si organizza la rinascita settecentesca della città di Ragusa inferiore.
Il santo, ricordato come il giovane cavaliere che uccide il drago espressione del male, colpiva già la fantasia degli uomini del medioevo ed attira ancora oggi un gran numero di devoti e visitatori in occasione della festa esterna. Fu celebre in epoca normanna in un mondo che della cavalleria aveva fatto un punto di riferimento sociale e resta ancora molto più vicino agli uomini di oggi rispetto ad altri santi, incarnando in un certo senso la materializzazione delle attese dell'uomo di ogni tempo. La chiesa dedicata a San Giorgio dunque, celebrando il santo stesso, celebra la storia degli uomini della Ragusa di ogni tempo e, dopo essere stata per secoli il centro propulsore della città, diventa oggi anche centro culturale per il futuro delle nuove generazioni.
Al centro di complesse vicende, talora non solamente religiose, essa ha raccolto infatti nel tempo un patrimonio inestimabile di testimonianze di fede e devozione ed anche di storia ed arte. Per questo motivo accogliere e presentare i testimoni della storia in un museo che diventasse anche centro propulsore di cultura è stato ed è ancora nelle aspirazioni di gran parte dei ragusani.
Oggi dopo molti anni di preparazione e di lavoro volge al termine la lunga attesa. Il Museo della Chiesa di San Giorgio apre finalmente i battenti. Sono stati necessari lunghi lavori di restauro eseguiti in tempi diversi e con appalti separati e, dopo faticosi e complessi interventi mirati a migliorare ed adattare il primitivo progetto di allestimento, è stato finalmente possibile aprire la struttura al pubblico. Il Museo, realizzato nei locali contigui alla chiesa, ed in parte nell'antica canonica, non ha i classici spazi museali moderni ma si articola su più piani, con spazi espositivi organizzati in un percorso che si snoda all'interno di sezioni specifiche collegate tra loro.
All'interno di ciascuna sezione il criterio di esposizione adottato è stato quello cronologico.
Dalla sala accoglienza, che funge anche da biglietteria e punto vendita, il visitatore si immette in due sale che forniscono le coordinate storico-politiche, supportate da modeste testimonianze di cultura materiale, delle articolate vicende ruotanti intorno ai molteplici edifici di culto eretti in onore del Santo guerriero, dai tempi del conte normanno fino all'elevazione dell'attuale chiesa barocca, la cui visione è completata dall'esposizione, nelle stanze a seguire, dei progetti e di alcuni disegni relativi alla definizione dell'assetto finale ancora oggi visibile nel contiguo Duomo.
Da qui attraverso un cortiletto riparato si raggiunge l'ampia sezione dedicata alla statuaria in cui sono raccolte sculture in pietra provenienti dalla chiesa di San Giorgio preterremoto o pervenute, nel tempo e in seguito a varie vicissitudini, alla chiesa stessa. Le statue e i frammenti lapidei che dovevano adornare la chiesa distrutta dal terremoto del 1693, ammassati precedentemente nel cortile antistante all'antico portale e dopo una lunga giacenza in ricoveri provvisori, hanno in tal modo compiuto pienamente il loro percorso di restituzione alla fruizione di un pubblico che da tempo richiedeva tale diritto.
Il percorso di visita continua attraverso i locali siti al primo piano dell'edificio, dove in tre ampie sale viene esposta una consistente campionatura del prezioso "Tesoro di San Giorgio". Si potrà dunque finalmente ammirare, per citare solo alcuni dei pezzi più rilevanti, l'encolpion bizantino con le reliquie dei santi Pietro e Paolo, la croce processionale in argento di Lucio Arizzi (XVI sec.) e il tronetto con ostensorio in oro del palermitano Vella (XVIII sec.). A completamento dell'inquadramento delle tre predette stanze, riferite rispettivamente ai secoli XVI/ XVII/ XVIII e XIX, sono stati posizionati diversi dipinti, tra cui un "Cristo alla Colonna" del Manno, che accompagnano il percorso del visitatore.
In una saletta attigua alle precedenti (13) si trovano esposti due preziosi paliotti, ricamati in oro e argento, unici superstiti di una tradizione ormai desueta.
Si perviene quindi ad una grande sala, detta "della Collegiata", in cui, sotto gli occhi dei dieci più importanti parrociciantri (cantori) dell'Insigne Collegiata di San Giorgio, raffigurati nei relativi quadri appesi tutt'intorno alle pareti, trovano esposizione le Mazze del Ciantro e del Capitolo e gli accessori del secondo Parroco Ciantro, Felice Giampiccolo (Ciantro tra il 1741 e il 1765).
Sia le mazze che gran parte dei paramenti indossati dai personaggi raffigurati nei predetti dipinti possono trovare materiale riscontro nelle vetrine della sala stessa.
Il museo ospita inoltre alcune opere di scultura e pittura donate recentemente al Museo del Duomo dall'ing. Cesare Zipelli e dalla moglie Doris. Dette opere trovano allocazione in due sale separate, l'una dedicata all'esposizione dei reperti lapidei e lignei, l'altra occupata interamente da dipinti.
Si tratta di opere di indubbia rilevanza e fattura, di provenienza per lo più locale, che presentano forti affinità con il patrimonio museale già descritto. Di particolare pregio è un olio su tela raffigurante un San Giorgio di Matteo Battaglia, lo stesso pittore autore degli affreschi della sagrestia del Duomo.
La lunga fatica decennale, faticosamente portata avanti nel corso degli anni, ha così concretizzato gli obiettivi prefissati, anche se la nascitura struttura museale avrà certo bisogno dell'attiva collaborazione di tutta la cittadinanza, che si è già peraltro dimostrata notevolmente solerte e dinamica durante le fasi di allestimento.
Si vuole infatti allontanare il pericolo che la struttura, visitata inizialmente dai più per ardore di curiosità, venga in seguito ignorata e dimenticata come cosa già nota e perciò priva di ogni interesse.
Iniziative sempre nuove, mostre non permanenti e convegni saranno le armi con cui il museo combatterà la sua battaglia per mantenere vitali l'attenzione e la fruizione. La riuscita di tale presupposto è senza dubbio legata alla partecipazione collettiva di chi non vorrà che questo accada.
Fonte: http://www.comune.ra...Inserito da Alfredo Petralia   
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