Il palazzo del Vermexio detto anche Palazzo del Senato (1629 - 1633) fu commissionato dal governo della città all'architetto Giovanni Vermexio, per sostituire l'antica sede della Camera Reginale di Siracusa. L'edificio quindi divenne il palazzo del Senato cittadino e del Governo della città sino ad oggi, sede degli uffici del Sindaco e del municipio. Questo palazzo può ritenersi a ragione l'espressione più alta del geometrismo che anima tutte le realizzazioni di Giovanni Vermexio. Esso era, in origine, un cubo perfetto, diviso a metà altezza, da un lungo balcone che separa, anche stilisticamente, i due ordini: l'inferiore rinascimentale, il superiore barocco. Il primo piano è impostato su schemi classici: le grandi finestre timpanate, le paraste bugnate dorico toscano, la solenne trabeazione decorata con triglifi e metope. Non sono assenti gli accenni barocchi: dai mascheroni alle mensole, tutte diverse, delle finestre. La balconata apre il piano superiore in stile barocco. Qui le paraste ioniche scandiscono il prospetto con finestre alternate a nicchie: destinate a contenere le statue dei reali di Spagna mai completate da Gregorio Tedeschi a cui era stata affidata la decorazione scultorea del palazzo, egli infatti riuscì a portare a termine solo l'aquila imperiale bicipite. Chiude la costruzione un'abbondantissima decorazione con festoni che corrono tra i capitelli ed un cornicione fortemente aggettante. All'interno dell'atrio è parcheggiata la carrozza settecentesca (1763) del Senato, realizzata su modello delle berline austriache. Nel 1870 l'equilibrio delle proporzioni voluto dal Vermexio viene alterato con la realizzazione di un attico, destinato ad ospitare i locali dell'ufficio tecnico. L'ultima e più grave violenza il palazzo l'ha subita intorno gli anni 60 quando ad esso fu accorpato un nuovo fabbricato per ampliare gli uffici del municipio; così facendo è stato stravolto l'originario progetto demolendo l'antica chiesetta di S. Sebastiano e la sede della Biblioteca dell'Arcivescovado, fondata nel 1780 dal Vescovo Alagona. Nell'angolo sinistro del cornicione del palazzo, l'architetto Vermexio volendolo quasi "firmare", vi scolpì un minuscolo geco (detto in siracusano "scuppiuni") o lucertola: epiteto conferito all'architetto a causa della sua rara magrezza ed altezza. Sul lato destro della facciata ad angolo con via Minerva, si trovano due graffiti che riproducono la facciata di una chiesa. Non è noto chi l'abbia eseguito e neanche quale possa essere la facciata. Si potrebbe ipotizzare la vecchia facciata del duomo, ma non vi sono studi in tal senso.
Fonte: http://it.wikipedia....Inserito da Alfredo Petralia
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