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Parco archeologico Neapolis, Orecchio di Dionisio e Teatro Greco

Storico, Parchi, Riserva, Archeologico, Mitologico

Questa grande area archeologica costituisce il nucleo fondamentale del Parco archeologico di Siracusa. Comprende, oltre ad alcune testimonianze di epoca preistorica (età del bronzo, facies di Castelluccio, di Thapsos e di Cassibile), il settore della città antica con alcuni monumenti pubblici, tra i più famosi dell'antichità quali il Teatro, la soprastante area del Ninfeo, con la Via dei Sepolcri, l'area del Santuario di Apollo, l'ara di Ierone, l'anfiteatro romano, un'ampia area di cave di pietra (latomie), una vasta necropoli (detta Grotticelli) e la chiesetta normanno-sveva di S. Nicolò.
Il teatro è sicuramente tra i più famosi del mondo antico: di esso viaggiatori e paesaggisti del '700 e dell'800 hanno lasciato diverse descrizioni e vedute. Il monumento è stato oggetto di numerosi studi che non solo lo hanno esaminato in sé, ma hanno approfondito l'origine e l'evoluzione del teatro greco quale creazione architettonica. Numerose fonti ci parlano di un teatro greco di Siracusa, opera dell'architetto Damocopo detto Mirylla. A questo monumento sono legati diversi momenti della vita della città, sia da un punto di vista politico che culturale. Tra gli archeologi è dibattuto il problema se questo più antico teatro corrisponda per luogo e per forma all'edificio che oggi si vede. Del teatro è conservata la parte scavata nella roccia, mentre la parte costruita della cavea così come i monumentali resti della scena di età romana sono persi, forse a causa del riuso dei blocchi e da parte degli Spagnoli che se ne sarebbero serviti per realizzare le fortificazioni di Ortigia tra il 1520 ed il 1531.
Le indagini archeologiche già cominciate tra la fine del '700 e gli inizi dell'800 sono continuate a più riprese, e studi e ricerche continuano ancora oggi. Il teatro scolpito nella roccia del colle Temenite presenta una cavea di grandissime dimensioni, con 67 ordini di gradini; divisa in nove cunei da otto scalette ed in senso orizzontale, a metà circa, da un corridoio (diàzoma). La parete a monte di tale diazoma, caratterizzata dalla presenza di modanature, reca incise delle iscrizioni in greco. Dal primo cuneo ad ovest sono i nomi di: Gelone II (forse), figlio di Ierone II ed a lui premorto, di Nereide sua moglie, di Filistide, moglie di Ierone II, e di Ierone II. In corrispondenza del V cuneo vi sono alcune lettere che permettono di restituire "Zeus Olimpio"; sembra inoltre che seguisse il nome di Eracle. I nomi di altre divinità non sono più leggibili.
La tecnica costruttiva, le dimensioni la forma della cavea e dell'orchestra e anche le iscrizioni ora descritte hanno suggerito ad alcuni studiosi di porre la costruzione del il monumento tra il 238 e il 215 a.C. La parte superiore della cavea, costruita a partire dal 19° gradino sopra il diazoma, era delimitata da un muro che costituiva sostegno per il terrapieno artificiale. Sia l'orchestra che l'area della scena recano tracce di successive modifiche, trasformazioni legate sia alle diverse esigenze dell'apparato tecnico, che all'utilizzo del teatro nei secoli. Le diverse tracce sulla roccia sono state interpretate in modo diverso con conseguenti diverse letture delle varie fasi del monumento stesso.
Alcuni studiosi (Anti, Polacco) hanno visto le tracce di un primo teatro di forma lineare e poi trapezoidale che solo in età timoleontea avrebbe assunto una forma semicircolare. Altri pensano che abbia avuto una forma semicircolare fin dalle origini e che il taglio trapezoidale si debba considerare come il risultato in età tarda della trasformazione del teatro a luogo per spettacoli e giochi d'acqua. Gli ultimi interventi sul teatro sembrano potersi riferire agli inizi del V sec. d.C., sulla base di una iscrizione, ora perduta, che ricorda un intervento sulla scena da parte di Nerazio Palmato.
Alla sommità della cavea, nel settore occidentale, era un portico a "L". Rimane visibile una banchina, tagliata nella roccia, riferibile alla fondazione del colonnato frontale. Sono visibili lembi della pavimentazione in cocciopesto e fori per travi. Al centro della parte rocciosa è una grande grotta artificiale che presenta un soffitto a volta ed all'interno una vasca rettangolare con rivestimento in cocciopesto che raccoglie l'acqua che sgorga da una nicchia nella parte di fondo. Tale condotta è un ramo dell'acquedotto "del ninfeo" di età greca, mentre l'altra conduttura che pure raggiungeva i ninfeo era parte dell'acquedotto Galermi.
All'esterno, la grotta è caratterizzata dalla presenza di 4 nicchie; due, più piccole, rivestite in origine di intonaco e due più grandi, poste esternamente rispetto alle prime e più in basso. E' molto probabile che ospitassero in origine statue e che siano state trasformate successivamente in sepolture. La parete dove si apre la grotta, è superiormente decorata da un fregio dorico del quale restano labili tracce. Tale sistemazione si pensa fosse precedente alla creazione del portico.
Questa area doveva essere connessa con il teatro ed è stata da alcuni identificata con il MOUSEION, sede ufficiale della corporazione degli attori, sia sulla base di due iscrizioni onorarie, sia per il rinvenimento di tre statuette femminili in marmo, forse da identificare con Muse. Ad ovest della grotta la parete è coperta da incavi di forma rettangolare. Ad est rispetto alla grotta era stato impiantato un mulino mentre ad ovest era la chiesa di S. Maria della Grotta; entrambi vennero demoliti nel '900.
Ad ovest della terrazza ha inizio la Via dei Sepolcri, le cui pareti presentano incassi per quadretti votivi. Si aprono lungo le pareti, su ambedue i lati, una serie di ipogei di età bizantina. Tale via conduce alla sommità del Temenite in un'area oggi a terrazza e che presenta numerose testimonianze. Secondo un approfondito studio effettuato da L. Polacco si possono riconoscere le fondazioni di due templi e la presenza di fosse votive riferibili al santuario di Demetra e Kore. Scavi recenti (Voza) invece hanno pensato di poter evidenziare in quest'area, che pure reca tracce di epoca preistorica, le fondazioni di un tempio, posto pressocchè al centro della terrazza. La parte centrale di tale edificio arcaico sarebbe interessata anche dalla presenza di due tombe monumentali di periodo successivo e riferibili al V sec. a.C..
L'area è stata interpretata come quella del Santuario di Apollo Temenite, ricordato anche da Tucidide, e nella quale secondo le fonti vi era una statua monumentale di Apollo, poi fatta trasferire da Tiberio a Roma. La zona avrebbe avuto un assetto monumentale in età ieroniana, con la creazione di un portico ad "U", con fronte a sud, che avrebbe incluso il tempio al centro e avrebbe collegato questa all'area sottostante del teatro, e, implicitamente, all'impianto urbanistico e ai due quartieri della Neapolis e di Akradina. All'estremità del braccio orientale di tale stoà vi sarebbero stati due templi identificabili con quelli di Demetra e Kore -o meglio di Cerere e Libera- menzionati da Cicerone. Sempre nel settore orientale di tale area, e più precisamente nel tratto soprastante le c.d. Grotta del Salnitro e dei Cordari, è stata esplorata una necropoli di età tardo-arcaica e classica. E' in tale area che sono evidenti anche tratti di sedi stradali; sono state messe in luce tracce consistenti di quella che si potrebbe identificare come la Porta Temenite.
Tutta la fascia ad est rispetto al teatro è caratterizzata da una serie di latomie (cave di pietra): La Latomia del Paradiso, con l'Orecchio di Dionisio, una grotta a forma di "S", che deve il suo nome al Caravaggio, e che è famosa per il particolare effetto acustico. Segue la Grotta dei Cordari e la Grotta del Salnitro, mentre al di là del costone roccioso si aprono la Latomia dell'Intagliata e quella di S. Venera, le cui pareti sono caratterizzate dalla presenza di numerosissime nicchie votive. Ad est è la Necropoli Grotticelli, caratterizzata da carraie , sepolcri e due colombari, uno dei quali è particolarmente imponente: ha un frontone su semicolonne doriche ed è stato erroneamente identificato con la tomba di Archimede.
A sud rispetto al teatro è l'Altare monumentale noto come "Ara di Ierone". Identificato come l'altare descritto dalle fonti come fatto costruire da Ierone e dedicato probabilmente a Zeus Eleutherios.
Monumento tipicamente romano è l'Anfiteatro, del quale si hanno anche notizie dall'Arezzo e dal Fazello, ma che è stato documentato in maniera moderna dal Serradifalco il quale ne ha fornito la documentazione più completa, punto di partenza per tutti i successivi studi e scavi. E' un edificio di dimensioni maggiori degli anfiteatri di Catania e di Termini Imerese.
E' in parte scavato nella roccia, eccetto la parte meridionale, la quale è in parte edificata in muratura. Un sistema di gradinate consentiva il flusso degli spettatori. L'arena ha due grandi accessi, posti sull'asse maggiore ed è chiusa da un podio con corridoi retrostanti, sul quale poggiavano i primi gradini. La datazione di questo monumento è stata oggetto di più proposte. Il Lugli lo attribuì ad età augustea mentre ad età giulio claudia lo datò Golvin. Il Gentili per alcuni saggi ritenne di attribuirlo al III d.C. Ad epoca augustea o giulio claudia orientano sia alcuni lacerti di opus reticulatum, sia la tecnica di edilizia e le dimensioni che una iscrizione in grandi lettere e che fa sembra ricordare il nome di un Betilieno, forse menzionato come dedicante.
L'anfiteatro non segue l'orientamento del tessuto urbano ad est, ma è impostato su un orientamento NW-SE. Non è ben chiaro se ciò sia dovuto alle esigenze legate alle caratteristiche del sito , oppure sia condizionato dall'orientamento del tessuto urbano e di un importante asse viario che proprio nei pressi dell'anfiteatro intercettava un arco trionfale, di età augustea, del quale rimangono le basi dei due piloni. L'approvvigionamento idrico per l'anfiteatro era garantito da una cisterna, la c.d. Piscina Romana, a tre navate su 14 pilastri e con copertura a volta a botte. Realizzata chiudendo un tratto di strada delle latomie ed impermeabilizzando le pareti fu forse utilizzata in epoca bizantina come basilica ipogea.
Al di sopra di questa struttura vi è la chiesa di S. Nicolò ai Cordari, ad una sola navata, con abside, portale laterale e finestrelle a feritoie. Fu creata in età normanna ed è qui che si celebrarono i funerali di Giordano, conte di Siracusa, figlio di Ruggero il Gran Conte.
Fonte: http://www.regione.s...Inserito da Alfredo Petralia   
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