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Scopri la Sicilia > Provincia di Agrigento > Racalmuto > Cosa vedere qui > Castello Chiaramontano di Racalmuto
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Castelli e torri, Monumentale, Storico

Una delle prime testimonianze documentarie, attribuibile con certezza al centro urbano di Racalmuto risale al periodo della dominazione angioina della Sicilia. Nella ridistribuzione dei feudi operata da Carlo I d'Angiò nel 1271, il casale di Racalmuto, già posseduto da Federico Mosca, passa sotto la signoria di Pierre Nigrelli de Beaumont. Durante la guerra del Vespro, Racalmuto viene menzionato nella lettere che Re Pietro dirama alle terre dell'isola, tra la fine del 1282 e gli inizi del 1283, per la riscossione del sussidio per le spese militari. Si può pertanto confermare per questo periodo la presenza sia di un piccolo agglomerato (75 nuclei familiari) che di un presidio militare munito. Il periodo successivo è caratterizzato dal dominio da parte della famiglia Chiaramonte anche se non si conoscono le modalità di acquisizione del feudo e del casale. Si ipotizza il passaggio del possedimento ai Chiaramonte per linea ereditaria, attraverso il matrimonio di Manfredi I Chiaramonte con Isabella Mosca, figlia di Federico. Il feudo dalla fine del XIII secolo viene intestato al fratello Federico II Chiaramonte, padre di quella Costanza che nel 1307, sposando Antonio del Carretto, ne ha successivamente determinato il possesso, durato fino agli inizi del XVIII, da parte della famiglia di origine ligure. Dalla fine del duecento e fino alla rovinosa caduta del 1392, Racalmuto fu dunque sottoposta alla sfera d'influenza della potente famiglia Chiaramonte, esercitata anche attraverso la congiunta famiglia dei Del Carretto. Da un interessante documento, trascritto in un registro dell' Archivio di Stato di Pisa, riferibile all'epoca della riconquista del Regno da parte di Martino I e Maria a partire dal 1392, il castello viene classificato come "Castrum cum habitacione". E' questo un tipo edilizio fondamentalmente nuovo per quanto riguarda lo sviluppo dell'architettura siciliana in cui si coniugano esigenze di tipo difensivo con quelle residenziali, ed in cui si manifesta la volontà di rappresentare, attraverso l'architettura, il prestigio delle famiglie baronali. Anche i Chiaramonte prima e i Del Carretto poi non rimangono estranei al contesto culturale isolano post-svevo. E' nel '300 che si è determinata la " facies" dell'edificio, mantenuta nel tempo nonostante le successive manomissioni. Nel 1454, a Racalmuto, scoppia una rivolta antifeudale e un documento del 1512 testimonia la presenza di un carcere all'interno del Castello. Alla metà del '500 risale la grande ristrutturazione del Castello, documentata dal testamento del 1560 di Giovanni III Del Carretto, che ha interessato l'ala nord, l'ala ovest, la costruzione ex novo del corpo di fabbrica, avanzato rispetto al filo delle precedenti murature, sul lato piazza, la realizzazione del balcone tra le due torri. Da quel momento in poi la struttura ha subito un continuo decadimento e agli inizi del secolo XX l'edificio risultava abbandonato e interessato da crolli nell'angolo nordovest. Nel 1925 il castello è acquistato da Padre Cipolla per adibirlo a convento e ad asilo per l'infanzia: in seguito al fallimento della Cassa Rurale, di cui era presidente, viene messo in vendita ed acquistato, per la parte a sud e a ovest, da privati che ne fecero la propria abitazione e per la parte a est e a nord dal Comune. L' intervento di ristrutturazione operato a partire dagli anni '20 e ripreso negli anni '60, entrambi finalizzati all'adattamento della struttura allo svolgimento di attività sociali e didattiche sono stati quelli che hanno alterato i caratteri tipologici e formali della costruzione. Tra il dicembre del 1997 e il gennaio del 2000 sono stati eseguiti lavori di restauro del Castello Chiarmontano che hanno riguardato la porzione di proprietà pubblica, e in particolare i tre livelli che costituiscono l'ala nord e la porzione superiore dell'ala ovest.
Il Castello è ubicato all'interno dell'odierno centro urbano, lungo il margine nord-est della piazza Umberto I. Presenta un impianto planimetrico di forma irregolare con due torri cilindriche angolari, che ne chiudono il lato orientale, e una corte centrale allungata, a cui si accede dalla piazza attraverso un lungo fornice. Dal lato nord e nord est, la struttura si mostra in tutta la sua imponenza. Lungo tutto il lato ovest si notano i resti di un muro a scarpa, sul quale si è inserita una schiera di abitazioni che ne hanno stravolto la conformazione. Le strutture del fronte nord ed est, si compongono di tre diversi corpi di fabbrica. L'angolo nord-ovest è costituito da un corpo di tre elevazioni, quasi interamente ricostruito nel corso del XX secolo. I vari piani sono serviti da una scala, a cui si accede da un'apertura ad arco ogivale rifatta in corrispondenza di un preesistente arcone, oggi, inglobato nel paramento murario sulla corte. Attraverso la stessa scala si accede all'ala nord della struttura: si tratta di un corpo a tre livelli, a sviluppo longitudinale, caratterizzato per ogni piano dalla disposizione in sequenza continua degli ambienti. Sul lato est, tra le due torri, si sviluppa un blocco compatto. Al primo piano si trova la sala convegni, che si affaccia sul fronte est con un interessante balcone cinquecentesco su mensole lapidee e con decorazioni a bassorilievo. Il salone è oggi affiancato da un vano a cielo libero, che si apre sul lato piazza, residuo di un diroccamento avvenuto negli anni '70. Il complesso si chiude nei lati sud e sud-ovest, con un grande blocco quadrangolare, che risale ad un intervento di ristrutturazione eseguito nella metà del '500 La configurazione fondamentale della struttura è databile tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo in coincidenza con l'affermarsi dei Chiaramonte. In particolare i resti delle due bifore del prospetto sulla corte, affiorate dopo il restauro, sono una reminiscenza del periodo svevo il cui richiamo è frequente nelle strutture chiaramontane. Nel prospetto della corte interna, recentemente restaurato, che mantiene l'originaria muratura, si aprono, a piano terra, tre vani d'accesso . Il portale più grande presenta una cornice realizzata con conci squadrati; l'altro ingresso ad arco acuto presenta una decorazione bicroma, ai cui lati sono disposte due nicchie con lo stesso motivo decorativo. Ad un'età chiaramontana più matura si può invece datare l'edicola della corte per l'utilizzo del repertorio decorativo tipico dell'architettura chiaramontana: capitelli a foglia uncinata, l'arco ogivale a doppia ghiera. A caratterizzare il Castello sono le due torri angolari, a pianta circolare, che richiamano il periodo svevo, il cui carattere militare è espresso dalle strette feritoie. Nella torre a sud, al suo interno, è parzialmente allocata una scaletta, di collegamento tra i corpi del castello. Inoltre ha una copertura a cupola in mattoni in cotto. Il conte Girolamo II del Carretto viene ucciso dal suo servo nel 1622, per mandato di un monaco del Convento degli Agostiniani riformati, certo Evodio da Polizzi. Secondo la tradizione era al balcone mentre guardava la fontana.
Fonte: http://www.comune.ra...Inserito da Alfredo Petralia   
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