Il Convento di Santa Chiara, delle monache Clarisse di clausura, fu edificato nel XVII per volontà testamentaria di Donna Aldonza del Carretto (testamento del 1605), appartenente alla nobile famiglia che ha caratterizzato la storia di Racalmuto per ben quattro secoli. Chiuso nel 1867, a seguito della legge di soppressione delle corporazioni religiose del 1866, fu in seguito destinato ad ospitare gli uffici municipali. Il Palazzo di Città presenta una forma geometrica irregolare che probabilmente è dovuta all'andamento del costone roccioso sul quale esso sorge. Il suo costruttore ha dovuto sacrificare la regolarità geometrica a vantaggio della stabilità dell'edificio. Il prospetto principale ricade sulla Via Vitt. Emanuele, anticamente denominata Via degli Uffizi. Esistono altri due ingressi secondari da Via Largo Monte, che consentono l'accesso agli uffici ubicati nel secondo e terzo piano dell'edificio. Limitrofa al Palazzo di città sorgeva la Chiesa di Santa Chiara, oggi sconsacrata e adibita ad auditorium. L'ampio edificio a due piani è percorso da due cornicioni: uno che separa il piano terreno dal primo piano dove si aprono diversi balconi che danno aria e luce alle stanze degli uffici, l'altro che incorona l'intero edificio. Ha un ingresso ad arco a tutto sesto con la lunetta del portale fregiata dallo stemma del comune riprodotto in bassorilievo riccamente decorato. La costruzione rispecchia ancora la tipologia architettonica del monastero di Santa Chiara: di esso è rimasto il chiostro, i camminamenti della loggia, la corte con la vecchia cisterna in pietra. Dall'ampio atrio si accede alla corte loggiata con un ordine di pilastri ed arcate a due piani paralleli. Una rampa unica fino al primo pianerottolo, dove si trova la lampada votiva per i
caduti, biforca in due rampe contrapposte e parallele limitate da una ringhiera in ferro, fino ricongiungersi all'ultimo pianerottolo dove su mensole a sbalzo delle pareti laterali poggiano le statue di Mazzini e Garibaldi. Al primo piano si trova l'Aula Consiliare la cui volta è arricchita da raffinati affreschi di stile neoclassico. Tali affreschi, raffiguranti con figure femminili le quattro virtù (educazione, lavoro, fedeltà, e sapienza) sono disegnati con luminosi colori in ombrosi medaglioni. Apprezzabile per lo splendore decorativo del soffitto è la stanza del sindaco: gli affreschi rappresentano figure femminili, accerchiate da angeli. La decorazione è arricchita da medaglioni su cui sono dipinti i volti di Marco Antonio Alaimo, Pietro D'Asaro, Basile, Mantione, Messana. Il Convento di Santa Chiara ospitava le suore di clausura ed aveva lo scopo di
mantenere un numero fisso di 12 ragazze povere per l'assistenza e l'educazione. Come è disposto nel testamento:"88 0nze dovranno destinarsi a vitto e vestimento per dodici moniali povere da monacarsi" Il luogo in cui era ubicato è detto tuttora La Batia appunto perché vi sorgeva l'Abazia, cioè il monastero.
Fonte: http://www.comune.ra...Inserito da Alfredo Petralia
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