È il più artistico esempio di architettura d'epoca normanna, un fine gioiello di stile gotico-normanno, a cui gli artisti siciliani seppero dare un'impronta originale ed un gusto da caratterizzare uno stile ed un'epoca. Nonostante la mancanza di notizie sicure, è opinione diffusa, tra i maggiori studiosi, che essa fu edificata da Matteo Chiaramonte, Conte di Modica e Signore di Naro dal 1366, per volere di Federico III°, detto il Semplice, a seguito della pace di Castrogiovanni, tra la fazione latina (i Chiaramonte, i Ventimiglia, i Rosso, i Lancia e i Palizzi) e l'altra di origine catalana (i Moncada, gli Aragona, i Valguarnera) che si disputavano il dominio dell'Isola. Osservando le strutture interne, si può ipotizzare che la Chiesa fu edificata sui resti di un Tempio musulmano, che fu restaurato, ampliato ed arricchito di ornati. Dell'antica costruzione rimane l'impianto generale a tre navate, con absidi, scandite da archi ogivali sorretti da massicci pilastri cilindrici. La navata centrale è formata da due profonde campate, che ricevono luce da numerose finestre lunghe e strette a sesto acuto.
L'abside centrale, con volta a crociera costolonata, sorretta da quattro pilastri angolari con capitello, riceve luce da una finestra strombata a feritoia, posta sopra l'altare, d'ispirazione federiciana e presenta un'interessante arco d'ingresso in stile chiaramontano e due bifore tribolate, mentre le due absidi laterali presentano fastosi archivolti.
Originale è pure il soffitto ligneo a capriate, un tempo dipinto, che richiama quello coevo della chiesa agrigentina di Santa Maria dei Greci. Sulle pareti e nelle absidi laterali sono ancora visibili resti di affreschi trecenteschi, che raffigurano la Madonna con il Bambino e San Michele Arcangelo, attribuibili a Cecco da Naro, il famoso pittore del 1300 che, con Simone da Corleone e Pellegrino Darenu da Palermo, affrescò il soffitto della sala Magna dello Steri di Palermo, l'Hosterium Magnum (Palazzo fortificato), della potente famiglia dei Chiaramonte, voluto da Manfredi III°.
La Chiesa fu rimaneggiata nel 1725. A seguito di restauri eseguiti nel 1935-40, per interessamento del Conte Alfonso Gaetani, benemerito della Città di Naro anche per altre opere, e, di nuovo, nel 1959 dalla Soprintendenza ai monumenti, sono state ripristinate le strutture originarie. Il prospetto, risalente all'intervento settecentesco, quando fu rinnovata la porta maggiore e rifatto il portale, è caratterizzato da scialbe formule tardo-barocche.
Con il recente ulteriore intervento di restauro e di rifacimento del pavimento, è venuto alla luce un vano con, al centro, una fossa adibita a sepoltura e lungo i lati delle pareti diverse sedie-scolatoio, testimonianza dell'esistenza di un ambiente adibito a sepoltura. Ben poco resta del ricco patrimonio artistico che si conservava nella Chiesa.
Attualmente si possono ammirare: un fonte battesimale del 1400, in marmo, in un unico blocco, con lo stemma degli aragonesi e quello della Città di Naro, la ruota, simbolo del martirio di Santa Caterina d'Alessandria e le Chiavi della Chiesa; il così detto Arco Romano, d'ispirazione rinascimentale (1565), dove sono scolpite scene della Via Crucis, scene di vita monastica, lo stemma della Confraternita di Sant'Antonio ed un ovale con croce, proveniente dalla diruta chiesa di Sant'Antonio, con alle basi i medaglioni, probabilmente, dei due Scipioni o, forse, degli ecisti (fondatori) della Città, la quattrocentesca Pietà, dovuta allo scalpello del gaginesco Giuliano Mancini, proveniente, anch'essa, dalla chiesa di Sant'Antonio, di cui colpisce il realismo del volto di Maria, simile alla pietà del Gagini, che si trova a Soverato Alta (CZ) ed la Madonna delle Grazie (1497), che fino al 1543 fu la Patrona di Naro, attribuibile a Giorgio da Brigno, da Milano, di scuola gaginesca, proveniente dall'oratorio di Santa Barbara. Ed, ancora, un Crocifisso ligneo del 1300, racchiuso in una artistica bacheca e due statue lignee raffiguranti Santa Caterina e Santa Barbara, provenienti dalla Chiesa omonima, che risentono ancora di formule gaginesche. All'ingresso, due acqua-santiere di gusto chiaramontano. La Chiesa fu eretta a Parrocchia nel Febbraio del 1542, dal vescovo Don Pietro D'Aragona Tagliavia. È stata dichiarata Monumento Nazionale nel 1912.
Fonte: http://www.comune.na...Inserito da Alfredo Petralia
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