Le strutture originarie di quest'antico Palazzo Malfitano, dei Signori di Giacchetto, risalgono al secolo XV. Con l'annesso ex ospedale di San Rocco (in seguito chiamato Umberto I) costituisce un vasto quadrilatero ricadente tra la Via Piave (una volta via Mazziotta Lauricella), Malfitano, Lucchesi e Vitt. Emanuele (una volta via Martorelli, delib. C.C. n. 18 dell'11.05.1861), sul quale ricade il prospetto principale. Esso costituisce un esempio illustre dell'architettura civile della Città di Naro. Il Palazzo fu donato da Donna Antonia Notarbartolo, marchesa di Malfitano e discendente dei Giacchetti, dopo che i Minori Conventuali elevarono l'attuale chiesa di San Francesco, che toglieva al palazzo la visuale del mare e della vallata, alla città per alloggiarvi delle religiose che dovevano educare le fanciulle d'ogni ceto nella fede ed in ogni genere di lavoro femminile.
Nel 1749 l'impegno fu assunto dalle suore del Collegio di Maria, ordine istituito dal Cardinale Corradini a Sezze, che ebbe molta diffusione in Sicilia. Così divenne Collegio di Maria, per opera di Mons. Lorenzo Gioeni, Vescovo di Agrigento.
Dichiarato monumento nazionale, il palazzo comprendeva anche la chiesa di San Rocco, con l'annesso ex ospedale, fondato nel 1544 per opera di Mazziotta Lauricella, dei Signori di Giacchetto, per la cura dei pellegrini ed ammalati poveri, dotandolo di ricche prebende.
Era amministrato da quattro rettori laici ed era sede di un'arciconfraternita d'artigiani e di sacerdoti, con il titolo di S. Maria degli agonizzanti, con lo scopo di badare al seppellimento dei defunti poveri dell'ospedale ed alla ricerca dei cadaveri d'indigenti, che si rinvenivano per strada. Ristrutturato varie volte, nel 1676 (tetto di tavole), nel 1772 (doppia scala con passamano di ferro), nel 1776 (da Francesco Santalucia) e nel 1793 (da D. Giuseppe Vaccaro).
Era famoso sia per la ricchezza dell'edificio, sia per la bravura di molti medici e chirurghi, che vi prestavano la loro opera gratuitamente.
Tutto il fabbricato risente dell'influsso spagnolo, definito catalano, per lo stile e la varietà delle soluzioni spaziali, costruttive e decorative.
Presenta elementi architettonici della migliore tradizione costruttiva siciliana, nel portale a piano obliquo, nel basamento esterno, nell'apertura incrinata e nel contrafforte angolare.
Di notevole interesse una magnifica finestra angolare con piattabanda, molto rara per la difficile condizione di staticità cui è sottoposta, vera genialità d'arte e di tecnica costruttiva, conservatasi benissimo durante tanti secoli.
La sottile colonnina è puramente ornamentale. Il frontone, molto pesante, si regge da se, mediante un ingegnoso sistema d'archi interni, connessi fra loro in modo tale che la risultante della forza centrale è non solo equilibrata, ma superata dalla risultante della forza laterale.
Il collegio fu chiuso nel 1914 per mancanza di fondi e l'ultima moniale, suor Crocifissa, fu ospitata dalle Suore dell'Istituto Immacolata Concezione.
Fu adibito, quindi, a pretura, a scuola ed a civile abitazione. Nel 1963 fu riaperto da suor Felicita, ma, causa alcuni locali pericolanti, alcuni anni dopo fu definitivamente chiuso.
Recentemente è stato restaurato per destinarlo ad attrezzatura Polivalente (Museo della grafica, del libro antico, del costume, etno-antropologico, etc.), di cui già una sezione,quella della Grafica, è stata inaugurata l'11 giugno 2000, con vivo successo di critica e di pubblico.
Il Museo dell'arte grafica di Naro, voluto fortemente dal Maestro Bruno Caruso, dal Sindaco Dr. Giuseppe Morello e dal Prof. Giuseppe Camilleri è un importante evento culturale ed una validissima realtà strutturale per altre lodevoli iniziative.
Il Polo museale nato in un piccolo centro della Sicilia, assume rilevanza anche a livello nazionale perché viene organizzato e gestito, per la prima volta, da un'Ente locale. La stessa struttura, collocata nel cuore del centro storico, si pone come richiamo per turisti e visitatori.
Consta di una donazione di oltre 244 opere provenienti per la maggior parte dallo stesso Maestro Bruno Caruso, (di cui 24 dello stesso Maestro), che costituisce il nucleo originale della prestigiosa raccolta, sia dalle successive acquisizioni di donazioni di altri insigni artisti, galleristi e collezionisti.
Le opere catalogate risultano così rappresentate: 121 acqueforti, 7 punte secche, 10 acquetinte, 85 litografie, 8 serigrafie, 4 xilografie.
A queste opere si aggiungono 9 tavole originali di incisori dal 600 all'800: Ulisse Aldovrandi (4), Rembrandt (1), Bartolomeo Pinelli (1), Hondius (1), Goya (1), Dorè (1), che rendono il museo ancora più interessante.
Fonte: http://www.comune.na...Inserito da Alfredo Petralia
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