Fondata in epoca normanna dal re Ruggero II nel 1100 ed eretta sulla grotta-eremo dove dimorò a Messina, per qualche tempo, intorno al secondo decennio del sec. V, San Filippo (nato in Tracia ai tempi di Arcadio - 395-408 - e morto sul monte di Agira, all'età di 63 anni, dove aveva predicato e compiuto molti miracoli ed esorcismi), l'Abbazia fu dotata di privilegi e vasti possedimenti che si spingevano fino alle pendici del monte Dinnammare, privilegi ulteriormente confermati dall'Imperatore Carlo V nel 1554. L'Abate e i monaci basiliani avevano dei curiosi obblighi: dovevano essere offerti tre pani e tre misure di vino all'arcivescovo che transitava dal monastero o vi soggiornava, mentre, al re, semplicemente mele ed olive. L'impianto planimetrico della chiesa è quello originario normanno e si ricollega al classico modello basiliano latinizzato dalla presenza dell'unica navata, prescritto come obbligatorio da seguire liturgicamente come risulta accennato dal Gran Conte Ruggero nel 1093, in un diploma dato in Itala. Di questo periodo, rimangono a vista tre aperture rincassate in mattoni rossi, combinati con spessi strati di malta bianca per ottenere un'eccezionale e raffinata bicromia, con la doppia ghiera nel classico sistema archivoltato a 'gradino'. L'Abbazia fu ristrutturata verso la fine del Settecento ed a tale epoca appartengono la facciata della chiesa con gli stucchi interni ed i prospetti degli ambienti conventuali, dove sulla porta di un balcone si trovava graffito l'anno 1768 e su una delle mensole a 'Ccartoccio', ora trafugata, l'anno 1770. Dopo lo scorporo del 1866, voluto dalle cosiddette 'leggi eversive' dello Stato italiano, il complesso venne venduto ed acquistato da Gaetano Alessi, per essere a sua volta comprato dal Comune di Messina e per essere consegnato all'abbraccio mortale della vegetazione spontanea.
Fonte: http://www.messinaie...Inserito da Alfredo Petralia
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