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Scopri la Sicilia > Provincia di Agrigento > Palma di Montechiaro
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Il territorio di Palma di Montechiaro è importante da un punto di vista storico per le numerose testimonianze archeologiche che ha restituito. Esse raccontano di una frequentazione umana a partire dal paleolitico superiore (circa 12.000 anni dal presente) e per tutte le successive fasi preistoriche e protostoriche, passando per l'età greca, romana, medievale sino ai nostri giorni. Tra le aree e i reperti archeologici di maggiore interesse: il sito di Grotta Zubbia, risalente al nelitico ed età del rame, ricadente in un'area di rara bellezza dal punto di vista geologico e naturalistico; il sito di Monte Grande, sede di un'attività, ininterrotta, di estrazione e lavorazione dello zolfo dall'età preistorica fino alla metà del secolo scorso, uno dei più importanti siti del mediterraneo occidentale per i suoi contatti con il mondo egeo nell'età del bronzo; le statuine lignee "xoana" ritrovate in un deposito votivo in c/da Tumazzo, risalenti una al VII e due ai primi del VI secolo a.C., una rarità nel panorama mondiale dei ritrovamenti di statue greche lignee di stile subdedalico.
Il territorio palmese riacquista prestigio, nel mondo occidentale, nel corso della prima metà del '600, quando la famiglia Tomasi di Lampedusa fonda la città che da quel momento in poi prenderà il nome di Palma.
I Tomasi di Lampedusa non furono altro che gli "antenati santi" descritti nel Gattopardo di Giuseppe Maria Tomasi, ultimo loro erede. Lo scrittore dopo aver visitato nel 1955 la città degli avi, lavorò alla stesura delle parti del romanzo ambientate a Donnafugata (trasfigurazione letteraria di Palma).
I Tomasi, che fondarono Palma nel 1637, furono soprannominati "Santi" perché ognuno di essi dedicò la propria vita interamente alla religione cattolica, all'ascesi mistica, alla mortificazione del proprio corpo, alle opere sociali. Suor Maria Crocifissa, figlia di Giulio, primo duca di Palma, diventò una delle più importanti mistiche del '600 e fu proclamata venerabile da Pio VI nel 1797. Il fratello Giuseppe rinunciò al ducato per diventare cardinale teatino a Roma, fu proclamato Santo da Giovanni Paolo II nel 1986.
Palma nel XVII secolo divenne meta di pellegrini che visitavano una delle più belle città con tracciato regolare della Sicilia ma soprattutto una città concepita sin dal suo nascere come terra santa, una seconda Gerusalemme in Occidente, col suo Calvario, col santo Sepolcro, con la Grotta di Betlemme, la sacra Sindone, la Santa Casa di Loreto e la bottega di Giuseppe. I fedeli accorrevano a Palma per ripercorrere la Via Crucis, voluta e realizzata in forme spettacolari di sacra rappresentazione itinerante, dal primo duca Giulio, che otteneva per loro, come per i pellegrini della Terra Santa, l'indulgenza plenaria.
I Tomasi di Lampedusa furono anche mecenati: Giovan Battista Hodierna da Ragusa, astronomo, naturalista e primo arciprete di Palma collaborò alla realizzazione su carta del nuovo insediamento, consultando gli astri come documenta il dipinto di Domenico Provenzani con la Chronologia Terrae Palmae, oggi conservato nel Duomo. Al mecenatismo di Ferdinando II sono legati il suddetto pittore palmese Provenzani, che lasciò una vasta quantità di opere in provincia di Agrigento ma anche in quelle di Caltanissetta e Palermo; l'umanista Roca che fondò presso il duomo la ricca biblioteca Rochiana nel 1789; l'arciprete Cangiamila, che a Palma scrisse il terzo trattato italiano di ostreticia "Embriologia Sacra", tradotto in francese e in greco e che, nel 1736, incise una donna palmese, gravida e defunta, e battezzò il neonato ancora vivo.
Inserito da Elisabetta Castellana   
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