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Testi e curiosita'Aci catena e giovanni verga

Aci Catena, ( Catania ): ACI CATENA E GIOVANNI VERGA
Avventurarsi a tracciare una pagina sul territorio di Aci Catena e lo scrittore Giovanni Verga, specie per chi non è addetto alla disciplina dello scrivere, comporta qualche rischio d'incomprensione o di disaccordo con eventuali appassionati della materia. Nonostante il silenzio culli la nostra esistenza di isolani pacifici e sornioni, a volte ci si desta di soprassalto e la fantasia supera il sonno, suggerendo alle meningi pensieri evocativi su Verga e Aci Catena. Così, sul finire degli anni ?80, nel corso di amichevoli conversazioni con il professore Pasquale Licciardello, si convenne di evidenziare e sviluppare le connessioni tra il mio paese natio con il romanziere Giovanni Verga. Le bizzarrie rilevate le proposi al prof. Pasquale e furono scritti tre articoli apparsi su Zetesis: cinquantatre pagine che aprirono, tra la curiosità di qualcuno, molte congetture, sempre documentate anche se a volte sommariamente.
Ciò che ci spinge a curiosare tra gli scritti di Verga sono le pagine della svolta verista, con il bozzetto siciliano Nedda e il capolavoro romanzesco I Malavoglia. Entrambi i lavori tengono lontane le seduzioni borghesi di ogni tipo di Peccatrice, di ogni possibile Tigre, degli scapigliati amori delle Eva, e, in entrambi i casi, il narratore si ricorda di Aci Catena. Quando?
Nedda ha appena seppellito la madre ed è sola, seduta sulla soglia, sotto le stelle; sente passi d?uomo. Si alza e attende: è il suo benefattore, zio Giovanni di Ravanusa. Le chiede se ha lavoro, ora che è finito quello di Viagrande (la raccolta delle olive). Al no di Nedda, l?uomo aggiunge:
- Ho sentito dire che ad Aci Catena pagano le donne abili per incartare le arance in ragione di una lira al giorno, senza minestra, e ho subito pensato a te; tu hai già fatto quel mestiere lo scorso marzo, e devi esser pratica. Vuoi andare?
- magari!
- bisognerebbe trovarsi domani all?alba al giardino del Merlo, all?angolo della scorciatoia che conduce a Sant?Anna [?]) Domanderai all?oste che sta sulla strada maestra di Valverde, al di là del castagneto ch?è sulla sinistra della via .
Un passo denso di indicazioni precise, anche di scorciatoie. Viagrande, Aci S. Antonio, via Croce , via Mazzaglia o via Giglio (entrambe le strade sono parallele e vicinissime), a quel tempo praticabili. La lavoratrice avrebbe poi dovuto immettersi nella contrada Consolazione che guarda verso la borgata di Portosalvo. In quest?ultima zona fioriva l?attività di incartare le arance (dice Verga, ma si trattava anche di limoni di varia qualità e cadenza stagionale, come limoni verdelli), pronte per l?esportazione e accuratamente confezionate in apposite custodie dai ?mastri d?incasciu?, rinomati artigiani costruttori di cassette di Aci Catena.
Oltre che nella pagina di Nedda, in cui la protagonista viene a cercare lavoro ad Aci Catena, il toponimo compare anche nei Malavoglia. Questa ulteriore presenza negli scritti del Verga mostra come, probabilmente, lo scrittore dovesse avere una certa frequentazione con Aci Catena, forse grazie all?amicizia e alle salutari passeggiate con Francesco Guglielmino. Il brano, che contiene il congedo di Alfio Mosca da Mena a seguito della cessazione del suo commercio di vino catenoto, occupa la parte finale e principale del capitolo ottavo del romanzo, nato dopo la novella Fantasticheria ed ispirato, come quest?ultima, al travagliato addio con la contessa Paolina Lester Greppi. Nel grande romanzo vengono ripresi e ampliati i temi della novella appena citata, intorno ai quali nacque un confronto con Paolina, la quale dimostrò di non apprezzare il paesaggio basaltico, la scogliera bruna, l?abbigliamento dei poveri pescatori, la rude cadenza della lingua parlata, la precarietà del loro lavoro, l?amicizia con quegl?individui di bassa levatura economico-sociale. Fu la scintilla che fece sfiorire la loro amicizia e frantumò un matrimonio quasi annunciato. Giovanni Verga poi non si sposò più.
Ma torniamo all?armonia Verga- Aci Catena. La frase brevissima, che contiene il nome del paese, viene pronunciata da compare Alfio Mosca, quando fa visita ai vicini Malavoglia per congedarsene, alla vigilia della sua partenza da Aci Trezza. Compare Alfio andrà alla Bicocca dato che nel paese e negli immediati dintorni non ha più lavoro; e non ha più lavoro perché ? Il vino di Aci Catena è finito.? Questo breve accenno relativo al nostro paese, costituisce, nei Malavoglia, la svolta intorno alla quale sentimenti, emozioni, situazioni affonderanno e soffocheranno quell?amore germogliato in Mena per l?unico uomo del suo cuore: Alfio Mosca. L?impersonalità dello scrittore trascende stavolta per concedersi uno dei momenti lirici più intensi e laceranti: le colline che tornano a vestirsi di verde, i fichidindia? di nuovo in fiore, le ragazze che mettono il basilico alle finestre e, fra le graste, si affacciano; le ginestre della sciara con il loro fiorellino pallido. Vi è anche una ? bella sera di primavera, col chiaro di luna per le strade e nel cortile, la gente avanti gli usci e le ragazze che passeggiavano cantando e tenendosi abbracciate. In questo clima di festosità generale matura, in pieno e voluto contrasto, il dramma della separazione di Mena e Alfio. Il carrettiere nomina per ultima la persona che è nei suoi pensieri la prima:
- sono venuto a salutarvi tutti, comare Maruzza, Padron ?Ntoni, i ragazzi e anche voi comare Mena. Il vino di Aci Catena è finito.
Alfio non può continuare a caricare il carretto e rifornire l?osteria della poco devota e intraprendente Santuzza. Colpa, dunque, di Aci Catena, il cui vino, evidentemente di buona qualità, faceva sfoggio di sé in banchetti generosi e laute cene e veniva consumato anzitempo, ben prima della vendemmia successiva, come mostrano chiaramente i riferimenti alla fioritura dei fichidindia e alle piante del basilico. ? Ora addio - conchiuse Mena- anch?io ci ho come una spina qui dentro ? ed ora che vedrò sempre quella finestra chiusa, mi parrà di averci chiuso anche il cuore, e d?averci chiuso sopra quella finestra, pesante come una porta di palmento [?].
Si potrebbe ancora ampliare il discorso alla lavorazione dei luppini alla Reitana e ad alcuni rapporti epistolari con Francesco Guglielmino, ma queste sono altre storie. LUCIO CUTULI
Inserito da LUCIUS48


Fonte: etnaportal.it/acicatena

Notizia inserita da Alfio MONACO

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