Qualche testimonianza storica della presenza di un insediamento urbano sul territorio di Gratteri comincia ad aversi a partire dal secolo II dopo Cristo; successivamente, verso il sec. XI - XII, i conquistatori normanni, al fine di combattere le incursioni degli arabi, costruirono l'antico castello. Detta costruzione era senza alcun dubbio una fortezza dotata di difese naturali che l'opera dell'uomo aveva potenziato, tale da resistere a qualsiasi assalto nemico, sia che questo giungesse dalla limitrofa Val di Mazara o dal mare, da cui distava soltanto poche miglia. La sua posizione strategica era notevole: era infatti il primo avamposto fortificato della Val Demone, costruito su un picco rovinoso che scendeva per un abissale precipizio sopra la località Difesa e Mancipa. Da due lati era costeggiato da un profondo burrone denominato "Bocca dell'Inferno", inoltre, mura possenti erano state edificate per renderlo inespugnabile. Il Passafiume, storico vissuto intorno alla metà del 1600, scrive: "...il paese si distingue in nuove e vecchie abitazioni. Nella parte vecchia c'è un antico castello, sito in un luogo inespugnabile, costruito ad arte e circondato da solide mura. Vi si accede attraverso tre porte, una delle quali è dedicata a Lorenzo Ventimiglia...". La porta principale, (della quale sono ancora evidenti i ruderi) ossia quella dedicata al Ventimiglia, era situata nella zona bassa, sulla sponda del torrente che attraversa l'abitato, vicino l'attuale Vicolo Manzoni, stradina che fino al 1935 si chiamava Vicolo Saraceni. La seconda porta sorgeva dove ha inizio l'attuale Via Castello, all'angolo con Vicolo Albanese, ai piedi del bastione della torre dell'orologio, sulla cui sommità montava la guardia. La terza porta è tuttora visibile e ben conservata, per essa si accede all'area del castello dall'attuale Piazzetta Garibaldi, passando sotto il pavimento della Madrice Vecchia. Al di sopra di questa porta sono ancora intatti gli archi delle antiche costruzioni, muniti di feritoie e di barbacani. Dentro il perimetro del castello sorgevano due chiese: Santa Maria del Rosario in Castro e San Giuseppe, oggi scomparse, ma delle quali rimangono frammenti di mura e pavimenti. Sebbene rovinato dall'usura del tempo, fino ai primi del secolo scorso il castello si presentava pressocchè intatto: di esso erano ben visibili parecchie stanze ed il carcere, famoso perchè il prepotente Antonio Ventimiglia nel 1383 vi fece morire d'inedia il Vescovo di Cefalù, Nicolò De Burrellis. Nel 1820 iniziò la progressiva demolizione del castello con il pretesto della necessità di prelevarne il materiale occorrente per la costruzione dell'attuale Chiesa Madre, poi verso il 1850 uno sprovveduto sacerdote ne ordinò la completa distruzione, lasciandovi solamente i torrioni e i picchi più alti. Purtroppo quest'ultimi, isolati, privi di concatenamento, caddero a pezzi, aiutati dai numerosi fulmini che anche attualmente preferiscono "visitare" quella zona.
Fonte: http://www.comune.gr...Inserito da Alfredo Petralia
Mostra / Nascondi