Antico Corso è uno dei quartieri storici di Catania, tra i più ricchi di storia nella città.
Sede di un ipotetico villaggio di Età del Bronzo Tardo (di cui è una testimonianza il grande enchitrismos della facies di Thapsos ritrovato presso il plesso dei Benedettini), qui insistette la città arcaica, ritrovata in scavi degli anni 2000, ricostruita in maglie regolari in epoca classica, su cui si inserì la città romana che ne seguì fedelmente il profilo. La stessa arteria principale del quartiere, appunto via Antico Corso, è la prosecuzione del lastricato romano presso i Benedettini, costituendo una sorta di "via Appia" catanese. Questa arteria in epoca romana coniugava i quartieri patrizi con le fastose necropoli ellenistico-repubblicane che si aprivano a ridosso dell'attuale via del Plebiscito. Qui numerose testimonianze dal IV secolo a.C. in poi testimoniano la presenza di un'area mortuaria di notevole ricchezza.
Dalla tarda antichità in poi il quartiere nobile decadde e fu invaso da modeste abitazioni che ne sconvolsero la maglia urbana, pur in qualche modo mantenendola in parte leggibile. A questo periodo risale la conversione di un impianto termale romano privato nella chiesetta di Santa Maria dell'Odighitria, in seguito dell'Itria. Nel corso della dominazione islamica si insediò una corposa comunità ebraica che costituì il nucleo della Giudecca Suprana nel quartiere detto La Cipriana, poco più a sud dell'Antico Corso.
Già con i Normanni, ma in particolare sotto gli Aragonesi, si provvide a fortificare quest'area, inglobandola nel complesso delle mura urbiche il quartiere. A nord, intorno al XIV secolo, si aggiunse un filare di torrette, di cui una fu affidata a Don Antonio de' Vulponis, che ne ricavò un lazzaretto.
Nel 1553 si progettò il rinforzo delle mura con la realizzazione del grande Bastione degli Infetti, mai concluso, detto così poiché all'interno si ricavò un ospedale. Il Bastione tagliava in due un grandioso edificio antico che la tradizione finì per identificare con il Tempio di Cerere descritto da Cicerone nelle Verrine.
La colata del 1669 minacciò il quartiere, ma giunto al Bastione, proseguì più a sud, penetrando presso il Convento di Sancti Nichola de Arenis, che fu ricostruito ancora più grande inglobando una buona parte del quartiere, quello colpito dalla lava. Tre anni più tardi, per rinforzare questa parte della città, si realizzò il Baluardo del Reclusorio del Lume, così detto perché nel secolo seguente vi si insidiò l'omonimo reclusorio religioso.
Il sisma del 1693 colpì gravemente l'Antico Corso, e la ricostruzione successiva previde la destinazione del quartiere ad abitazioni popolari, per questo il costo del terreno fu dimezzato.
Nel Settecento vi fu fondato un ospedaletto per l'infanzia, che seguisse le donne popolari dal pre-parto fino alla nascita e accogliesse gli orfani e gli indesiderati con il sistema della 'rota'. Venne realizzato anche un laboratorio formativo per le ree pentite, affinché imparassero un mestiere e venissero reintegrate nella società. L'Istituto per le Ree Pentite, l'Orfanotrofio e l'ospedaletto costituirono la base per l'attuale Ospedale Santo Bambino, integrato al non troppo distante Ospedale Santa Marta (realizzato su progetto di Vaccarini).
Nella prima metà del XIX secolo parte del quartiere fu sventrato per combattere il colera. Maggiori devastazioni del quartiere, in nome di un "risanamento urbano" si compirono nel secolo successivo, a partire dagli anni '50. A seguito si realizzarono le strutture più recenti del Santo Bambino e il Liceo Spedalieri negli spazi ricavati. L'isolato dell'Itria, già rovinato dal bombardamento alleato, una volta demolito fu l'unico spazio in cui si ricavò una piazza durante il "risanamento" degli anni '50-'60.
In merito al bombardamento, al di sotto delle sciare del 1669, nella Cava Daniele, una cava di ghiara per l'edilizia, si ricavò il più esteso rifugio antiaereo di Catania, con una infermeria, una cappella, dormitori e altri ambienti atti a ospitare il maggior numero possibile di abitanti del quartiere.
Oggi il quartiere rimane nel suo aspetto popolare, invaso da attività non sempre legali e nel contempo oggetto di interesse da parte di residenti intenzionati a rivalutarlo per sfruttarne il grandissimo potenziale turistico e culturale.
Inserito da Stelle_e_Ambiente
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