Il complesso acquedotto era a pelo libero (ossia scoperto) e prevedeva soluzioni miste per mantenere costante la pendenza dell'acqua, con canali a raso, su muraglione, su arcate, a mezzo-costa. Di quando in quando erano presenti i castelli dell'acqua che accumulavano il prezioso elemento per aumentarne la pressione, in vista di una risalita o per una deviazione atta ad alimentare un altro ramo.
Presso piazza Cavour (Borgo) avveniva la maggiore derivazione, con un ramo che proseguiva verso sud ad alimentare le fontane del Laberinto Biscari. Questo ramo alimentava anche una serie di giardini che abbellivano la zona nord di Catania. Lungo la via Antonino Longo correva un grande archeggiato che le dava il nome di Strada degli Archi. Andato distrutto nel Novecento, quanto rimane di questo archeggiato è un castello dell'acqua, vero e proprio sfiatatoio che con un sistema di chiusi aumentava la pressione della condotta . In siciliano questa torretta è chiamata 'ugghia', il suo scopo era condurre maggior quantità di acqua sull'archeggiato che raggiungeva gli orti del Salvatore e il Laberinto, entrambi oggi corpo del Giardino Bellini.
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