L%u2019emiro Ibrahim Ibn Achmet, dopo un inutile assedio, fece scalare le mura della città ad alcuni etiopi dalla parte dove, per l%u2019inaccessibilità della rocca, i bizantini non temevano alcun assalto. Gli etiopi aprirono le porte. Scrive l%u2019abate benettedino Giovanni E. Di Blasi (regio storiografo nel XIX sec), %u201C%u2026sbigottiti gli abitanti, non sapeano a qual partito appigliar si dovessero. Altri coraggiosi presero le armi per difendersi, altri privi di coraggio andavano vagando per la città , ed altri finalmente, per evitare il furore dei saraceni si nascondevano. Non giovò però punto né a quelli di difendersi, né a quelli di cercare nei luoghi più ignoti un asilo, gli uni e gli altri con quelli, che non sapeano cosa fare per salvarsi, e vagavano per le vie, furono barbaramente trucidati. Finito l%u2019eccidio appiccò il fuoco. %u2026.Destrutta Taormina, devastò Ibrahim i vicini castelli; e di poi imbarcandosi con le sue truppe, portossi in Italia%u2026%u201D.
Da queste descrizioni si può immaginare la sorte toccata alla vicina fortificazione bizantina di Calatabiano. Gli scavi archeologici non hanno rilevato alcun reperto di epoca araba. Ma le mura bizantine ritrovate appaiono rasate a pochi centimetri da terra e le stratigrafie prossime allo strato bizantino, in tutti i saggi effettuati, rilevano tracce di grossi incendi.
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