La chiesa dei Cappuccini è esposta verso l'abitato e confina da un lato col cimitero comunale e dall'altro coll'ex-convento, esso fu fondato a richiesta deH'Ill.mo D. Giovanni Ventimiglia, marchese di Geraci, nel 1588. Ma il vero fondatore fu l'Ill.mo D. Marco Mancini, marchese d'Ogliastro, che per devozione all'ordine fece quasi tutte le spese della fabbrica. Ottenute la licenza dell'ordine e la benedizione dell'Arcivescovo di Palermo D. Cesare Marullo, nel detto anno si piantò solennemente la croce e si cominciò la fabbrica del convento, che durò appena due anni, dopo i quali vi fu stabilita la comunità religiosa.
I primi monaci che vennero nel nuovo convento costruirono lo stradale e piantarono gli olmi sopra accennati, formando un bel passaggio che serviva anche al diletto dei cittadini. Dopo qualche tempo si accrebbe il numero dei religiosi e fu ampliato il convento verso tramontana, colla costruzione di un altro dormitorio composto di 9 celle.
La comunità religiosa divenne una delle più importanti nella provincia cappuccina di Palermo. Essa fin dall'epoca della fondazione aveva dal Comune un assegno annuo di onze 21.15, poi ridotto a onze 15.15, e infine soppresso interamente, possedeva un esteso giardino ed aveva molti animali da soma; ma traeva la sua importanza principalmente dall'elemosina raccolte in Ciminna e in altri paesi, nei quali teneva degli ospizi. Una parte delle dette elemosine andava a vantaggio dei poveri, che fino all'epoca della soppressione ricevevano ogni giorno un tozzo di pane e una scodella di minestra.
Perciò il convento di Ciminna fu designato dai superiori dell'ordine come sede di noviziato e di studi. Il noviziato era una specie di tirocinio per quelli che aspiravano a far parte dell'ordine e si faceva nei conventi più importanti per numero di religiosi e per abbondanza di mezzi. In Ciminna durò dal 1760 al 1814. Gli studi o scuole erano un altro privilegio, che si accordava ad alcuni conventi, e consistevano nei corsi di filosofia e di teologia, insegnate da due Padri Lettori ai giovani frati, che avevano appreso le lettere nel secolo e aspiravano alla dignità del sacerdozio.
La chiesa fu costruita nella stessa epoca del convento per uso dei religiosi, ma nel 1755, per opera del Rev. P. Antonino Maria da Ciminna, fu rinnovata dalle sue vetuste fondamenta e ridotta nella forma attuale. Fu in seguito abbellita e decorata da alcune pitture e arricchita di molte reliquie, principalmente i corpi dei SS. Aurelio e Felice martiri. Le dette reliquie furono date dal Can. D. Francesco Cangiamila, vicario e visitatore generale, con decreto del 21 agosto 1757, e il loro trasporto nel convento avvenne nel modo più solenne con ottavario, recite di panegirici, sparo di fuochi artificiali ed altre pompe sacre e festive.
Nella stessa epoca furono anche costruite la sepoltura comune dei frati, oggi divenuta ossario del cimitero, e la biblioteca che è al di sopra. Anche questi lavori si devono al Rev. P. Antonino Maria da Ciminna, il quale fu provinciale e definitore dell'ordine, insegnò nel nostro convento e lasciò un trattato manoscritto sulla confessione, che esiste ancora nella detta biblioteca.
Avvenuta la legge di soppressione nel 1866, il convento fu comprato dal Can. Francesco Savona, vicario foraneo. Egli fece l'acquisto prò persona nominanda, che il giorno dopo dichiarò essere il rettore o guardiano del convento prò tempore, colla condizione che, nel caso questi l'abbandonasse, il fabbricato dovrebbe andare in proprietà agli eredi di lui. Il giardino a dì 16 settembre 1874 fu acquistato da un certo Salvatore Trapani, e da questo, con atto del 12 ottobre 1880 presso il notar Francesco Piraino, venduto in parte al Comune per l'impianto del cimitero attuale. La chiesa fu ceduta al detto Comune con tutti gli arredi sacri, il cui valore risultò di L. 1709, e ciò con nota dell'Intendente, in data 244 febbraio 1902.
Fonte: http://www.ciminna.e...Inserito da Alfredo Petralia
Mostra / Nascondi