La tonnara di Scopello è una delle più importanti e antiche di tutta la Sicilia, fu edificata non prima del XIII secolo e notevolmente ampliata dalla famiglia Sanclemente nel corso dei secoli XV e del XVI, passò quindi alla Compagnia di Gesù e infine alla famiglia Florio. Un geografo arabo, Idrisi, che verso la seconda metà del XII secolo descrisse la Sicilia, non fa particolare menzione di Scopello e questo fatto ci induce a ritenere che dovesse, a quel tempo, essere poco popolato o abitato soltanto stagionalmente per l'esercizio di una piccola tonnara. Il territorio dove sorgeva il malfaraggiu o marfaraggiu (vocabolo di indubbia origine araba), ovvero il fabbricato per la ciurma e per il deposito della tonnara, che aveva iniziato l'attività nel XIII secolo, apparteneva al demanio di Monte San Giuliano. Rimase possedimento demaniale fino al XV secolo: il 1º marzo 1442 fu concessa a Simone Mannina - dal procuratore generale di Alfonso V d'Aragona Gisberto de Sfar - per 40 onze con la clausola della restituzione presso il notaio palermitano Pino de Ferri. Alla sua morte passò alla figlia Bartolomea che la apportò per matrimonio a Giovanni Sanclemente il quale, impiegandovi parte del suo patrimonio volendola rendere più efficiente, ne ottenne concessione perpetua con la facoltà di ampliarla da parte di Lope III Ximénez de Urrea y de Bardaixi Viceré di Sicilia con privilegio del 28 marzo 1468; solo a partire da questa data si può parlare di una tonnara vera e propria. A Giovanni Sanclemente succedette il figlio Simone Sanclemente, I barone di Inici, che ebbe la conferma della stessa successione con privilegio dato a Toledo il 18 luglio 1502. Il barone Simone Sanclemente ebbe, tra gli altri figli, Giuseppe Sanclemente, il primogenito, che pervenne in possesso dei due terzi della tonnara, e Giovanni Sanclemente, il terzogenito a cui fu assegnata la rimanente parte; a Giuseppe succedette il nipote Simone Sanclemente (figlio di Giovanni Sanclemente) il quale però non ebbe discendenza, sicché alla sua morte la quota da lui posseduta passo alla madre Allegranza Sanclemente; Giovanni ebbe anche una figlia, Francesca, che ereditò la parte di tonnara del padre ma non ebbe discendenza; Allegranza divenne quindi unica proprietaria della tonnara (e delle altre proprietà dei Sanclemente) e, con testamento del 12 gennaio 1597, ne assegnò due terzi al Collegio dei Gesuiti ed un terzo al Monastero del SS. Rosario di Trapani. Quando nel 1767 fu soppressa in Sicilia la Compagnia di Gesù da Ferdinando III di Borbone su sollecitazione del Segretario di Stato Bernardo Tanucci, la loro quota della tonnara ridivenne possedimento demaniale, e fu in seguito acquistata alla somma di 20.000 scudi da Baldassare Naselli principe d'Aragona. Nel 1805 tuttavia, i Gesuiti, ritornati in Sicilia riuscirono a rientrare in possesso della loro quota; un decreto di Giuseppe Garibaldi del 17 giugno 1860 scioglieva nuovamente la Compagnia di Gesù, tutti i beni e le proprietà della Compagnia diventavano così demanio del nuovo Stato unitario. Dopo l'unità d'Italia, 2/8 della tonnara vennero acquistati da Ignazio Florio nel 1874. Di grande importanza economica, la tonnara è stata attiva fino alla seconda metà del XX secolo.
La più antica notizia documentata relativa all'attività della tonnara di Scopello può essere ricavata dal "Quaderno delle Gabelle", datato prima del 1312, che fa ipotizzare un esercizio organizzato della stessa tonnara già dal XII secolo. Una certa continuità dell'attività della tonnara è anche testimoniata da un atto notarile del 15 gennaio 1421, relativo a basi temporanee di pesca installate a Scopello: all'epoca la tonnara doveva però essere costituita da un complesso alquanto modesto dacché nel Liber de Secretiis del Barberi viene indicata come "tonnaria parva sive thonus maris". Non sono pervenuti dati relativi al reddito della tonnara sino alla fine del XVII secolo. Per quanto riguarda i due terzi di proprietà gesuitica, sappiamo che il profitto medio si aggirò sulle 500 onze annue, e raramente la gestione chiuse in passivo. Negli anni in cui, una volta espulsi i Gesuiti, la loro quota di tonnara fu venduta a Baldassare Naselli, la gestione andò in perdita. La tonnara, passata nel 1874 in proprietà al gruppo Florio, venne ulteriormente potenziata ed ammodernata: nel periodo compreso tra il 1896 ed il 1905, il valore del pescato oscillò dai 2480 ai 1043 quintali. Nel periodo successivo si ebbero forti variazioni del pescato annuo. Per quanto riguarda il periodo che va dal 1922 al 1962, vi sono dati più puntuali. Il pescato medio annuo risulta di tonni 472, con un minimo di 30 nel 1929 ed un massimo di 1335 tonni nel 1938. Successivamente nel decennio tra il 1961 ed il 1970, lo standard normale si assestava sui 600-800 quintali annui. Negli ultimi anni in cui la tonnara fu produttiva, l'annata migliore è stata quella del 1977 con un pescato di 700 tonni. Nel 1981 la tonnara fu prescelta per sperimentazioni biologiche.
Fonte: https://it.wikipedia...Inserito da Alfredo Petralia
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